Squadra
Mattia Attorre
Fotografia: Mattia Attorre
Mattia è la mia comfort zone emotiva, è come un soffice cuscino su cui appoggiarsi quando si ha il mal di testa. Tendenzialmente vivo da incazzata, ma so che da Mattia avrò sempre e solo un sorriso. Per QE ha realizzato lo scatto di copertina e del primo singolo Dimmelo Dammelo. Quello che voglio nelle copertine, è un’immagine morbida e rassicurante, nel taglio, nei colori e nella resa. Come in Alda & Anna, anche in questo ultimo lavoro, soggetto a parte, Mattia è riuscito a donarmelo con serenità.
Spiegaci una volta per tutte cosa vuol dire essere un “content creator” e cosa deve saper fare.
Il Content creator è un lavoro svolto da una persona che crea contenuti digitali su diverse app e piattaforme per informare, spiegare o veicolare un messaggio alla sua community. Nel mio caso io sono un content creator beauty, quindi mi occupo di mostrare l’aspetto artistico del trucco, recensire prodotti e dare tips a chi mi segue.
Ma tutte queste cose le hai imparate a scuola o bisogna solo essere persone curiose e sperimentare?
Io sono un MUA autodidatta, quindi non ho frequentato alcun tipo di scuola. Sui lavori artistici secondo me avere un insegnate è un po’ relativo, ha importante ma non è così arduamente necessario, perché quando hai una figura che ti insegna un qualcosa si tende sempre ad emularlo e non a sviluppare una propria idea creativa ed espressione creativa. Sicuramente l’insegnamento è fondamentale quando ci si deve rapportare con un cliente o si devono utilizzare prodotti delicati (tipo il trucco SFX), ma io amo la scuola della curiosità che consiste nel: Capire cosa ci piace, provare mille volte finché il risultato non ci soddisfa, sperimentare e soprattutto nel campo artistico divertirsi.
In primis ti ho conosciuto come influencer, fotografo e drag: in quale di questi ruoli ti riconosci di più?
Per essere Mattia tutti e tre i ruoli devono coesistere, non si può chiedere ad una mamma chi è il suo figlio prefe, perché ti risponderà che tutti sono uguali. Per me i miei 3 lavori sono fondamentali perché grazie ad uno ho sviluppato e migliorato l’altro e viceversa. Mi piace raccontare di me associandomi al gioco della Nintendo “Giulia passione” perché prima di essere quel che sono adesso a 14 anni ero un cake designer, poi illustratore, poi sono passato al make-up per poi accompagnarlo con la fotografia che rendeva il make-up immortale e per finire ho deciso di condividere la mia arte come content creator. Tutto questo giro per dirti che adesso, a differenza di anni fa, mi riconosco in tutti e tre.
Come influenza il tuo lavoro far parte della rainbow community?
Cerco sempre di lavorare con delle persone rispettose della Rainbow Community, ovviamente essendo io cosi esposto chi mi chiama per un lavoro sa già con chi si sta interfacciando, e lavorando in un campo come il make-up e la moda non credo che far parte della Rainbow community sia ostacolante, a differenza di molti altri campi e lavori dove l’orientamento sessuale di qualcuno può influenzare la riuscita del lavoro, ed è orribile questo. Mentre dal punto di vista Artistico fare parte della Rainbow community mi permette di abbattere ogni “genderizzazione” sociale, mettere un lato queer nei miei lavori, eliminare quel che viene definito “uomo e donna” nelle riviste e negli scatti. Aprire li orizzonti, giocare e sperimentare togliendo ogni vincolo che la società ci assegna costantemente.
Come content creator e fotografo lavori con molti brand. Le aziende hanno davvero rispetto del mondo arcobaleno o pensi che lo sfruttino solo per questioni di marketing?
Per me è super importante lavorare con aziende rispettose della comunità, e qualora non lo fossero mi piace sempre far chiarezza del perché evito alcune realtà. Mi è capitato di rifiutare dei prodotti con la dicitura “for Man” perché credo sia inutile l’esistenza di trucchi e skin-care FOR MAN solo perché ha una profumazione a detta loro “più maschile” rispetto alla linea base che viene considerata for woman. Mi è capitato anche di ricevere “gifted” solo nel mese del pride e tendenzialmente nulla durante l’anno da alcuni brand, e in questo cerco sempre di evitarli di mostrarli perché credo che siano regali a scopo di marketing, ma fortunatamente sono cosi rari questi brand rispetto a quelli con cui collaboro tutto l’anno e che ho voglia di condivide in quanto sono eccezionali e mi sostengono sia come artista, sia come persona e sia come membro della comunità.
Ci hanno detto che conosci una certa Khendrah. Chi è?
Khendrah è una pazza, è una Mattia senza filtri, è un’artista, una performer. È in alcuni aspetti la parte piu vera di me, quella valvola di sfogo per “scappare” dalla persona che sono tutti i giorni. Lei si stente la sesta sorella Khardashian, vorrebbe avere lo stesso loro conto in banca, ma in realtà continuerà a vestirsi zara.
Khendrah non è il mio drag per me lei è la mia arte!
Hai realizzato tutte le copertine degli album della Croce: quale ti soddisfa di più e perché.
OMG, allora! Premetto che le amo tutte, ma credo che la cover di Alda Merinos sia la mia preferita. In primis perché è stato il primo lavoro fatto assieme e che come esperienza a tuttə noi ci ha legato oltre l’ambiente serale del Toilet. E poi perché, cazzo, ho montato la faccia della croce su un manichino di Seghezzi, Icon no?
Queste immagini sono davvero surreali. In generale, anche rispetto alle immagini che vediamo sui social, troppa post produzione può essere problematica perché sfalsa troppo dal reale, o è una figata perché ci permette di visualizzare una fantasy? Spero di essermi spiegata…
Uno dei miei fotografi preferiti è David LaChapelle , quindi parlare di post produzione estrema per me non la vedo come uno sfalsare la realtà. L’esagerazione della post è importante quando questa ci permette di visualizzare a pieno un’idea artistica che nella realtà è difficile materialmente o economicamente realizzare. La post diventa problematica quando se ne fa un abuso sui propri connotati per insicurezze dettate dagli standard di bellezza. Ecco li non c’è nulla di artistico da comunicare, non ti modifichi per veicolare un messaggio o una visione ( esempio gli scatti che solitamente si vedono nei commerciali di balenciaga) , da quelle modifiche si evince solo come la società voglia che tu sia, e non va bene questo, perché noi siamo bell* tutt* a modo nostro.
Non posso non farti questa domanda cringe: secondo te quale sarà il futuro di Instagram?
Negli ultimi anni Instagram sta prendendo brutti colpi, si pensi solo a quanto possa avergli tolto Tik Tok e a quanto è difficile crescere sulla piattaforma. Non so per quanti anni sarà fondamentale questa app ma per adesso per me lo è perché traggo ispirazioni, condivido i miei lavori, trovo nuove crush e mi faccio i fatti degli altri.
Extralandia campaign
Art direction: Christian Filippi
Makeup: Christian Filippi, Roberto Gilardoni
Makeup assistant per il copricapo: Andrea Cimatti, Mattia Attorre
Styling: Roberto Gilardoni, Mattia Attorre
Retouching: Mattia Attorre
Nella foto: Gianmario Piras
Styling: Mattia Attorre
Nella foto: Vincenzo Mola
Makeup: Valeria Trevisi
Squadra
Mattia Attorre
Fotografia: Mattia Attorre
Mattia è la mia comfort zone emotiva, è come un soffice cuscino su cui appoggiarsi quando si ha il mal di testa. Tendenzialmente vivo da incazzata, ma so che da Mattia avrò sempre e solo un sorriso. Per QE ha realizzato lo scatto di copertina e del primo singolo Dimmelo Dammelo. Quello che voglio nelle copertine, è un’immagine morbida e rassicurante, nel taglio, nei colori e nella resa. Come in Alda & Anna, anche in questo ultimo lavoro, soggetto a parte, Mattia è riuscito a donarmelo con serenità.
Spiegaci una volta per tutte cosa vuol dire essere un “content creator” e cosa deve saper fare.
Il Content creator è un lavoro svolto da una persona che crea contenuti digitali su diverse app e piattaforme per informare, spiegare o veicolare un messaggio alla sua community. Nel mio caso io sono un content creator beauty, quindi mi occupo di mostrare l’aspetto artistico del trucco, recensire prodotti e dare tips a chi mi segue.
Ma tutte queste cose le hai imparate a scuola o bisogna solo essere persone curiose e sperimentare?
Io sono un MUA autodidatta, quindi non ho frequentato alcun tipo di scuola. Sui lavori artistici secondo me avere un insegnate è un po’ relativo, ha importante ma non è così arduamente necessario, perché quando hai una figura che ti insegna un qualcosa si tende sempre ad emularlo e non a sviluppare una propria idea creativa ed espressione creativa. Sicuramente l’insegnamento è fondamentale quando ci si deve rapportare con un cliente o si devono utilizzare prodotti delicati (tipo il trucco SFX), ma io amo la scuola della curiosità che consiste nel: Capire cosa ci piace, provare mille volte finché il risultato non ci soddisfa, sperimentare e soprattutto nel campo artistico divertirsi.
In primis ti ho conosciuto come influencer, fotografo e drag: in quale di questi ruoli ti riconosci di più?
Per essere Mattia tutti e tre i ruoli devono coesistere, non si può chiedere ad una mamma chi è il suo figlio prefe, perché ti risponderà che tutti sono uguali. Per me i miei 3 lavori sono fondamentali perché grazie ad uno ho sviluppato e migliorato l’altro e viceversa. Mi piace raccontare di me associandomi al gioco della Nintendo “Giulia passione” perché prima di essere quel che sono adesso a 14 anni ero un cake designer, poi illustratore, poi sono passato al make-up per poi accompagnarlo con la fotografia che rendeva il make-up immortale e per finire ho deciso di condividere la mia arte come content creator. Tutto questo giro per dirti che adesso, a differenza di anni fa, mi riconosco in tutti e tre.
Come influenza il tuo lavoro far parte della rainbow community?
Cerco sempre di lavorare con delle persone rispettose della Rainbow Community, ovviamente essendo io cosi esposto chi mi chiama per un lavoro sa già con chi si sta interfacciando, e lavorando in un campo come il make-up e la moda non credo che far parte della Rainbow community sia ostacolante, a differenza di molti altri campi e lavori dove l’orientamento sessuale di qualcuno può influenzare la riuscita del lavoro, ed è orribile questo. Mentre dal punto di vista Artistico fare parte della Rainbow community mi permette di abbattere ogni “genderizzazione” sociale, mettere un lato queer nei miei lavori, eliminare quel che viene definito “uomo e donna” nelle riviste e negli scatti. Aprire li orizzonti, giocare e sperimentare togliendo ogni vincolo che la società ci assegna costantemente.
Come content creator e fotografo lavori con molti brand. Le aziende hanno davvero rispetto del mondo arcobaleno o pensi che lo sfruttino solo per questioni di marketing?
Per me è super importante lavorare con aziende rispettose della comunità, e qualora non lo fossero mi piace sempre far chiarezza del perché evito alcune realtà. Mi è capitato di rifiutare dei prodotti con la dicitura “for Man” perché credo sia inutile l’esistenza di trucchi e skin-care FOR MAN solo perché ha una profumazione a detta loro “più maschile” rispetto alla linea base che viene considerata for woman. Mi è capitato anche di ricevere “gifted” solo nel mese del pride e tendenzialmente nulla durante l’anno da alcuni brand, e in questo cerco sempre di evitarli di mostrarli perché credo che siano regali a scopo di marketing, ma fortunatamente sono cosi rari questi brand rispetto a quelli con cui collaboro tutto l’anno e che ho voglia di condivide in quanto sono eccezionali e mi sostengono sia come artista, sia come persona e sia come membro della comunità.
Ci hanno detto che conosci una certa Khendrah. Chi è?
Khendrah è una pazza, è una Mattia senza filtri, è un’artista, una performer. È in alcuni aspetti la parte piu vera di me, quella valvola di sfogo per “scappare” dalla persona che sono tutti i giorni. Lei si stente la sesta sorella Khardashian, vorrebbe avere lo stesso loro conto in banca, ma in realtà continuerà a vestirsi zara.
Khendrah non è il mio drag per me lei è la mia arte!
Hai realizzato tutte le copertine degli album della Croce: quale ti soddisfa di più e perché.
OMG, allora! Premetto che le amo tutte, ma credo che la cover di Alda Merinos sia la mia preferita. In primis perché è stato il primo lavoro fatto assieme e che come esperienza a tuttə noi ci ha legato oltre l’ambiente serale del Toilet. E poi perché, cazzo, ho montato la faccia della croce su un manichino di Seghezzi, Icon no?
Queste immagini sono davvero surreali. In generale, anche rispetto alle immagini che vediamo sui social, troppa post produzione può essere problematica perché sfalsa troppo dal reale, o è una figata perché ci permette di visualizzare una fantasy? Spero di essermi spiegata…
Uno dei miei fotografi preferiti è David LaChapelle , quindi parlare di post produzione estrema per me non la vedo come uno sfalsare la realtà. L’esagerazione della post è importante quando questa ci permette di visualizzare a pieno un’idea artistica che nella realtà è difficile materialmente o economicamente realizzare. La post diventa problematica quando se ne fa un abuso sui propri connotati per insicurezze dettate dagli standard di bellezza. Ecco li non c’è nulla di artistico da comunicare, non ti modifichi per veicolare un messaggio o una visione ( esempio gli scatti che solitamente si vedono nei commerciali di balenciaga) , da quelle modifiche si evince solo come la società voglia che tu sia, e non va bene questo, perché noi siamo bell* tutt* a modo nostro.
Non posso non farti questa domanda cringe: secondo te quale sarà il futuro di Instagram?
Negli ultimi anni Instagram sta prendendo brutti colpi, si pensi solo a quanto possa avergli tolto Tik Tok e a quanto è difficile crescere sulla piattaforma. Non so per quanti anni sarà fondamentale questa app ma per adesso per me lo è perché traggo ispirazioni, condivido i miei lavori, trovo nuove crush e mi faccio i fatti degli altri.
Extralandia campaign
Art direction: Christian Filippi
Makeup: Christian Filippi, Roberto Gilardoni
Makeup assistant per il copricapo: Andrea Cimatti, Mattia Attorre
Styling: Roberto Gilardoni, Mattia Attorre
Retouching: Mattia Attorre
Nella foto: Gianmario Piras
Styling: Mattia Attorre
Nella foto: Vincenzo Mola
Makeup: Valeria Trevisi